Alla conversione segue un periodo non certo facile per Congdon. Quella comunità che lo ha accolto amorevolmente sulla soglia dell’autodistruzione non gli risparmia conflitti e prove che riesce ad affrontare grazie all’amicizia con Paolo Mangini, che ha conosciuto ad Assisi. Alla ricerca di una nuova realtà comunitaria in cui sentirsi accolto e valorizzato, Congdon segue Mangini a Milano, dove entrambi si legano in modo definitivo al movimento di Don Giussani. Nello stesso tempo a Subiaco viene creato un centro di vita e di meditazione, nel convento abbandonato del beato Lorenzo, quasi a picco sulla valle dell’Aniene. Congdon trascorre qui per diversi anni i periodi estivi, lavorando a contatto di comunità giovanili, nonostante le difficoltà psicologiche e le resistenze a inserirsi in un contesto comunitario. Assisi e Subiaco si riveleranno, negli anni, una fertile fonte di ispirazione per la sua pittura.
Proprio in questi luoghi, esaurita la lunga fase dei soggetti religiosi, torna a dipingere paesaggi. Di Assisi ritrae soprattutto le case e le variazioni atmosferiche - pioggia, neve, nebbia, tempeste; di Subiaco coglie subito il profilo dei colli, l'anatomia delle loro masse che si rovesciano nella valle, e le lune delle notti estive.
Nella nuova condizione di isolamento, Congdon ritorna ai temi della sua pittura passata: gli anni 1966-1979 sono un periodo di grande creatività. A vent’anni di distanza Congdon rinnova il suo legame con l’India, ma questa volta non cede a nessuna seduzione esotica. L’India ritratta nei nuovi quadri è fatta di strade asfaltate, stazioni, strutture metalliche, e dell’enorme miseria che le abita.