«Mi sembra che Congdon abbia percorso il processo inverso rispetto a Gorky, che abbia cioè voluto tradurre nel nostro linguaggio, fondamentalmente - quasi direi: pateticamente - naturalistico europeo, la rabbia [...] della sua originaria ribellione alla uniformità, regolarità, a quella specie di ottimismo obbligatorio che era imposto al mondo americano [...] questo suo contatto con l’Europa, questo suo entrare in rapporto con l’umanesimo sofferente e morente dell’Europa, era non soltanto un atto di pietà intellettuale… ma era anche un’apertura verso un avvenire. Quel sole era il sole che si vede alla fine di un tunnel.»